lunedì 2 gennaio 2012

La riconoscenza delle banche

Nel 2011 gli Stati occidentali hanno salvato la finanza. Oggi è la finanza che, senza pietà, attacca gli Stati sui loro debiti pubblici. Le banche stanno giocando un ruolo di primo piano nel panorama finanziario dissestato d’Europa. E in Italia, con un Governo compiacente, più che altrove.

La recente linea di credito concessa dalla Banca centrale europea alle banche per 500 miliardi di euro al tasso dell’1%, per tre anni, andrà solo in minima parte a sovvenzionare le attività produttive, quelle che realmente hanno bisogno di linfa vitale per ricominciare a far crescere il Paese.
I banchieri prendono in prestito denaro all'1% dalla Banca centrale europea e lo prestano con un guadagno di 7-8 punti. Già a settembre 2011 un'indagine del ‘Corriere Economia’ basata su cinque primari istituti di credito aveva appurato che per avere 15 mila euro se ne devono restituire dopo sei anni ben 20.404 a un tasso annuo effettivo globale dell'11,09%. E stiamo parlando di un tasso medio perché alcune banche sono arrivate a chiedere anche il 12,3%. Alla fine del 2011 tutti si aspettavano che dopo la decisione della Bce partisse un altro genere di inversione di tendenza, ma così non è stato. Anzi.
Anche per le imprese il tasso reale oscilla tra l'8 e il 10%, proibitivi per chiunque voglia fare investimenti ma anche solo per chi voglia evitare che i margini di guadagno vengano divorati dagli oneri finanziari. Nessun piccolo imprenditore a queste condizioni se la sente di investire.
Dopo il danno la beffa: il grosso del ‘malloppo’ preso a prestito all’1% le banche lo riservano ai titoli di stato italiani. Così, gli istituti di credito comprano Btp al 7% prendendo soldi a prestito dalla Banca Centrale quasi gratis. E la differenza chi ce la mette? Semplice, il contribuente italiano, chiamato a sopportare una pressione fiscale che non ha precedenti nella storia economica del Belpaese.
L’equazione è elementare. Il deficit è sotto controllo ma la spesa per interessi per pagare il debito non consente allo Stato, caratterizzato da un PIL basso, di ridurre il disavanzo. Più è alto il rischio, quindi, e più è alto il rendimento dei Bot e Btp acquistati dagli speculatori con un misero 1% di interesse. E’ un percorso virtuoso per le banche, ma mortale per gli italiani.