I figli di questa società malandata restano adolescenti fino a 30 anni e “giovani” fino a 40, ma difficilmente oggi stanno meglio dei loro padri. Nella migliore delle ipotesi affrontano spese ben superiori ai tempi passati quando con un solo stipendio si riusciva a mantenere un’intera famiglia.
La generazione dei nati negli anni ’70 si trova sostanzialmente con poco o niente in mano, con serissimi problemi economici, senza poter contare su un contesto politico all’altezza e, soprattutto, con un debito pubblico debilitante. Molti quarantenni con figli, titolo di studio e un potenziale luminoso futuro alle spalle, non hanno più un progetto di vita che vada oltre il galleggiamento.
Mentre la partita dell’Europa sta per concludersi e la regina nera, tedesca, sta per mettere sotto scacco matto un’Italia priva di una legge elettorale, una nuova crisi generazionale si aggira sull’Italia. Un terribile virus che ha colpito i quarantenni, al momento, senza antidoto.
Si tratta di una crisi dettata dalle difficoltà occupazionali, da settori professionali ormai saturi, da un’adolescenza posticipata. Un percorso fatto di tappe comuni: l’università, poi l’ingresso nel mondo del lavoro, la famiglia e la paura del futuro.
Il precariato si fa sempre più pesante, le esigenze di vita con l’aumento dell’età crescono, mentre i soldi risultano insufficienti a fronte di un impegno gravoso per orari e disponibilità lavorative. La prospettiva di un’assunzione a tempo indeterminato per molti si allontana o si dimostra illusoria e vacilla per la crisi anche il contratto a termine, mentre cresce la concorrenza delle nuove leve, meno pretenziose e, soprattutto, meno costose per il datore di lavoro.
Poi c’è la storia di piccoli imprenditori in credito di soldi che non arrivano mai per lavori conclusi da un pezzo. Ad arrivare sono invece le telefonate delle banche, sempre più insistenti e, soprattutto, ansiose. Oppure la storia di brillanti ricercatori universitari che vengono pagati a rimborso spese per mesi di lezione con complessivi 300 euro e una bella stretta di mano.
Tutto questo senza considerare che la condizione economica della classe media sta peggiorando a vista d’occhio, mese dopo mese. I quarantenni, in questa fase della vita avrebbero dovuto raccogliere quanto seminato in quasi vent’anni di lavoro, e invece sono costretti a fare i conti con una crisi alla quale non erano preparati. Il risparmio diventa un lusso che pochi possono permettersi.
Il dieci per cento degli italiani, composto in gran parte da quarantenni, garantisce da solo il 50 per cento dell'intero gettito Irpef. Lo rivelano i dati del Ministero dell'Economia. Il Mef ha rielaborato i dati delle dichiarazioni dei redditi degli italiani, scomponendole per classi di reddito. Dalla classificazione è possibile stabilire su chi si abbatta maggiormente il carico fiscale e il dato più rilevante è proprio che mostra appunto come la classe media si faccia carico della gran parte dell'onere fiscale. Si tratta, tradotto in numeri, di quasi 79 miliardi di euro, pagato da 4 milioni di contribuenti.
Alla fine quello che conta è l’esistenza di un paracadute familiare che non tutti, anzi pochissimi, hanno. Si discute di ammortizzatori sociali, cuneo fiscale, fiducia e poi si scopre che la famiglia - e solo la famiglia - è la salvezza in una società, come quella italiana, che non conosce più mobilità sociale, né riscatto.
La maggior parte dei quarantenni oggi vive grazie a genitori pensionati che a fine mese danno una mano o che, con l’occasione di una festa, pareggiano il budget familiare che altrimenti potrebbe saltare con l’arrivo di una spesa imprevista. Anche la loro è una situazione penosa perché non si capacitano di quello che sta accadendo e perché vorrebbero fare qualcosa, ma non possono nulla. A questa situazione ognuno reagisce come può. Bisogna tenere duro, aspettare che la situazione si stabilizzi e prepararsi alla ripartenza.
Ai quarantenni degli anni ‘40 è toccata la guerra. Ad altri, quelli del 1950, la fame e ad altri, quelli degli anni ‘80 il benessere. Ai quarantenni italiani del 2014 toccherà il sacrificio, con un futuro incerto.
Gianluca Gioia