lunedì 16 dicembre 2013

Quando muore uno Stato (sociale) - seconda parte

Questa mattina, mentre ero in fila, una signora di 82 anni dai modi garbati e dall'aspetto elegante ma senza sfarzo parlava con un suo vicino di sedia, un vecchietto con il bastone e la pelle rovinata dal sole di tutte le estati che aveva già vissuto.
La signora era molto affranta e parlava con un filo di voce. Raccontava che lei aveva vissuto la guerra a 12 anni, che aveva sofferto molto, ma che nella sua vita non riusciva a ricordare un periodo peggiore di quello attuale.
Diceva che dopo la guerra in Italia si soffriva la fame, ma che allora a differenza di oggi non si era persa la speranza.
La signora ha rivelato di essere una ex insegnante e che ha cresciuto 4 figli e una decina di nipotini. Dei suoi figli, diceva, due recentemente hanno perso il lavoro e lei li aiutava economicamente, anche con la sua presenza.
Quasi singhiozzando diceva che non poteva permettersi di perdere la sua lucidità poiché il suo apporto alla famiglia era ancora necessario. Non poteva permettersi di riposare, o di ammalarsi, dopo una vita piena di alti e bassi.
La signora indossava un cappello di lana cotta, o qualcosa del genere, e alla fine togliendoselo con una mano tremolante, pallida e segnata dal tempo, ha concluso dicendo che senza la pensione dei nonni e del loro aiuto, l'Italia sarebbe già caduta.