mercoledì 12 dicembre 2007

L'INNOCENZA E LA PLAYSTATION


Una donna è stata arrestata dai carabinieri dopo che aveva indotto il figlio di otto anni a rubare in un supermerato di Mira (Venezia) una Playstation del valore di 400 euro. La donna, P.C. 36 anni, era entrata nel negozio con il piccolo, lo ha lasciato davanti al banco dell'apparecchiatura elettronica e quindi ha superato le casse senza farsi notare. Da qui - mentre i gesti venivano seguiti da un carabiniere in borghese e fuori servizio - ha fatto cenno al bambino di scollegare la play station che era accoppiata con un televisore; quindi gli ha indicato di infilarla sotto il giaccone e lo ha invitato ad uscire. Una volta all'esterno del supermercato il carabiniere, che aveva chiamato dei suoi colleghi, si è qualificato ed ha arrestato la donna e recuperato il maltolto riconsegnandolo ai gestori dell'esercizio commerciale. La donna è stata posta agli arresti domiciliari con l'ipotesi di reato di furto e determinazione al reato di persona non imputabile o non punibile.

Può una madre rovinare la vita del figlio per una stupida Playstation, un videogioco elettronico?

La notizia a mio parere non è il banale furto, ma il contesto in cui il furto è maturato. Il consumismo, la nuova povertà, la società viziata.

Forse la donna non poteva permettersi di comprare al figlio la Playstation per Natale e forse tutti i compagni di scuola del ragazzino avevano già la Playstation. O forse no: la madre è una professionista e il figlio è solo una vittima.

Di sicuro l'innocenza del bambino di 8 anni è perduta irrimediabilmente e non per fame o per bisogno, ma per conformismo. Per una stupida Playstation.