Sia nel 2012 che nel 2013 i tagli e le tasse hanno eroso un punto di crescita economica del Paese. L’ha notato anche 'La Repubblica' grazie a Roberto Petrini che scrive “Persino gli arcigni custodi dell'economia del Fondo monetario internazionale hanno cambiato idea: non più di tre mesi fa hanno deciso che un eccesso di austerity strangola l'economia. Di conseguenza hanno cominciato a cambiare i loro modelli: mentre prima pensavano che ad ogni punto percentuale di taglio del deficit avrebbe corrisposto mezzo punto in meno di crescita, ora ritengono che il taglio di un punto nelle spese riduca almeno di un punto il Pil. E se la crisi europea degli ultimi quattro anni ha fornito prove abbondanti degli effetti nefasti del rigore a senso unico, ora l'allarme arriva anche nel nostro paese e per mezzo dell'autorevole «Bollettino» della Banca d'Italia”. Ad appesantire il risultato del Pil, come spiega con evidenza una tabellina di Bankitalia, sono le manovre di finanza pubblica che hanno affossato le previsioni e, di conseguenza il Pil dello scorso anno di un punto (un terzo della differenza complessiva) e quelle dell'anno in corso di 1,1 punti (la metà dello scarto). Il presidente della Corte dei Conti Giampaolino lo ha detto più volte nei mesi passati parlando di rischio di un «corto circuito tra rigore e crescita». In altre parole il rigore ha abbattuto il Pil. Se le entrate diminuiscono e il deficit sale di nuovo si innesca un processo vorticoso che rende necessaria anche una nuova e dolorosa manovra.
É così che il mitico pareggio di bilancio custodito in Costituzione rischia di saltare. La caduta del Pil a causa dell'austerità non fa altro che aumentare il rapporto che quest'anno raggiungerà il 126,1 per cento del Pil. Non è finita. Il sottosegretario all'Economia Gianfranco Polillo si è espresso senza mezzi termini sull'Italia: «L'impressione è che le previsioni non siano corrette. Insomma siamo messi male ed è possibile che possa servire una nuova manovra».