lunedì 28 settembre 2009

Pd fa rima Spd

Lo tsunami della Spd, il partito socialdemocratico tedesco, è stato talmente impetuoso che l'eco si è avvertito anche in Italia. "I so­cialdemocratici devono reinventarsi", ha detto domenica sera l’ambasciatore di Germa­nia in Italia, Michael Steiner; "La debolezza del centro-sinistra che c’era in Francia, Italia e Gran Bretagna adesso è comune anche alla Germania".
Sarà anche per questo denominatore comune che domenica numerosi dirigenti del Partito demo­cratico italiano hanno seguito mal volentieri gli exit poll nei quali si ravvisava un crollo di oltre il 10% dei socialdemocratici tedeschi, dal 34,2% delle elezioni politiche del 2005 a circa il 23%. Un mal comune che suscita riflessioni di vario tipo.
La crisi del socialismo è una conferma. Riemerge tuttavia una necessità di ri­pensare che cosa debba significare esse­re di sinistra, o di centro-sinistra, in so­cietà sviluppate e in crisi come la tede­sca e l’italiana.
Gli eredi del Partito comunista, una volta crollato il muro di Berlino, hanno continuato a fondare la politica del lavoro sul fordismo, oggi superato, e quella dello Sta­to sociale sull'assistenzialismo, anche quando i tassi di crescita era­no molto alti e la competizione interna­zionale non era aggressiva quanto oggi e, soprattutto, non c’era la delocalizzazione in India, in Cina o nella vicina Romania. Al riformismo serve una 'nuo­va frontiera'. Il mondo è cambiato. Gli unici che invece non cambiano sono i partiti del Vecchio Continente.