Intessante il commento di Adolfo Urso alla situazione attuale:
"La destra italiana si è dispersa, smarrita. Al momento di entrare nello stadio per l'ultimo giro, dopo una lunga maratona politica, ha sbagliato la porta d'ingresso e il pubblico che era già in festa non l'ha più ritrovata". E' quanto scrive Adolfo Urso sul fondo quotidiano di Fareitalia.com, il web magazine dell'associazione di cui è presidente, dal titolo 'La diaspora della Destra'.
"Il leader della destra italiana che avrebbe potuto senz'altro, tanto più in questa fase, acquisire la piena leadership del centrodestra, si ritrova - aggiunge - da un'altra parte, in un vicolo cieco, senza più la squadra né gli elettori. E il Paese ne soffre, perché non vede chi possa davvero realizzare una nuova stagione, governando la crisi con una visione del mondo e un progetto-Paese capaci di affascinare, trascinare, convincere, come avrebbe potuto fare la destra, se non avesse sbagliato, se non si fosse divisa. Le sorti di questa manovra, la più importante e forse la più decisiva della recente storia italiana, lo dimostrano. In nessuna parte è emersa una proposta, un'idea, un progetto dalla destra o almeno dai suoi uomini. Ininfluente, come mai era accaduto. Eppure, sulla carta non dovrebbe essere così, se non altro sommando incarichi e ruoli, nella maggioranza e fuori, dei suoi esponenti".
"A differenza di un anno fa, quando ancora, seppur divisa, la destra italiana sembrava comunque in condizione di determinare in un senso o nell'altro, dentro o fuori il Pdl, le scelte e la direzione politica, oggi appare solo mera comprimaria di altri progetti, di per sé deboli e comunque contraddittori. Ancora un anno fa - scrive l'ex viceministro - dentro il Pdl contavano davvero i cosiddetti 'colonnelli', i quali uniti in un patto apparivano comunque solidi e decisi e capaci di influenzare i provvedimenti del governo e le scelte del partito. Sempre un anno fa, il leader Fini, seppur sull'onda dello 'strappo', sembrava in
condizione di riaffermare una leadership diversa, anche conflittuale, comunque fascinosa, seppur avventurosa. E persino la Destra di Storace, in un percorso diverso, al fianco di Berlusconi, appariva rigenerata, comunque in condizione di svolgere un ruolo nuovo interno alla coalizione".
"Un anno dopo, questi tentativi appaiono tutti ormai esauriti, ciascuno nel proprio ambito subordinati a progetti altrui. La destra italiana, divisa e contrapposta, ha esaurito la sua spinta propulsiva e ora giunge il classico e imperioso: che fare? Che
fare davanti alla diaspora? Che fare per dare un progetto all'Italia e quindi all'Europa senza il quale non si possono chiedere sacrifici che dovremmo comunque sostenere?".
"Ne vogliamo discutere, senza rancori e pregiudizi, senza steccati e preconcetti - conclude Urso - nella convinzione che la strada del popolarismo europeo, con la costruzione di un Ppe italiano, sia abbastanza grande per contenere una destra moderna, aperta, plurale, riformista come abbiamo sempre sognato, ma anche convinti che non possa essere il frutto di un'alchimia politica. Fareitalia per Faredestra, meglio ancora Faredestra per Fareitalia, sarà un percorso culturale e politico che proporremo ai protagonisti di ieri, soprattutto a quelli che vorremmo siano i protagonisti di domani. Seminari, convegni, documenti, idee per analizzare, confrontarci e, se possibile, ritrovarci in un percorso comune, in un grande progetto quale l'Italia ancora cerca e soprattutto merita".
Discutiamone pure, ma sbrighiamoci.