lunedì 16 gennaio 2012

Tassi e tassì

La rinuncia alla democrazia è un costo troppo alto per un governo extraparlamentare che si sta rivelando solo un vano tentativo di salvataggio per l'Italia. L'effetto taumaturgico di SuperMario non c'è stato.
Nel frattempo, in Parlamento i diversi gruppi politici sembrano essersi trasformati in tifosi di un'unica squadra nazionale.

I politici hanno abdicato ai tecnici il 12 novembre 2011. Da subito, il premier incaricato (ma non eletto), Mario Monti, ha attuato una politica recessiva, una sorta di chemioterapia particolarmente invasiva che si presume elimini le cellule cancerogene. Tuttavia la sua feroce azione non è in grado di distinguere da cellule e tessuti circostanti sani.
A distanza di 60 giorni, la forma tumorale che ha messo in ginocchio l'Italia non si è arrestata: il rating delle agenzie internazionali è stato abbassato ulteriormente di due classi, lo spread tra Btp e Bund tedeschi rimane oltre i 500 punti, la Borsa continua a perdere pezzi, la disoccupazione continua a crescere. Il deficit nazionale, invece, aveva già rallentato la sua corsa precedentemente al 12 novembre; ovvero prima dell'inizio della cura che, invece, sta producendo ulteriori effetti collaterali non sottovalutabili.
A differenza della medicina, la politica e l’economia non sono scienze esatte, ma forse SuperMario sta confondendo i tassì (come si chiamano i taxi a Roma) con i tassi.