
Se la Fiat manifesta indifferenza riguardo agli incentivi dello Stato e dichiara con brutale chiarezza che lo stabilimento siciliano di Termini Imerese è uno stabilimento di troppo, dipende dal fatto che la sua “carriera” è proiettata altrove. Marchionne, o “Marpionne” che dir si voglia, sa bene che la sua scommessa negli Stati Uniti è superiore agli interessi che l’azienda automobilistica rivestirà in Italia nel prossimo futuro.
La nostra terra è destinata ineluttabilmente a diventare più luogo di vendita che di produzione dei veicoli. L’Italia si configura come un territorio sempre meno attrattivo per gli investimenti industriali stranieri. Far base qui, in un Paese depresso da decenni di bassa crescita con handicap crescenti nella ricerca, nelle infrastrutture e nei servizi, conviene meno di prima. E certo non basta un ponte sullo Stretto o un treno veloce a cambiare i presupposti.
Intanto, Marchionne e Montezemolo si dividono oltre dieci milioni di euro per aver raggiunto gli obiettivi di bilancio nel 2009. Nonostante la crisi del 2009, infatti, i vertici del Lingotto hanno aumentato di un terzo il loro monte emolumenti rispetto a quello del 2008, quando Montezemolo e Marchionne avevano intascato 3,4 milioni ciascuno. A far salire i compensi sono stati quest'anno i bonus legati agli obiettivi di bilancio. Per il fatto di aver raggiunto un utile di gestione di 1,1 miliardi e di aver tenuto l'indebitamento a 4,4 miliardi, Marchionne porterà a casa un bonus di 1,345 milioni che si aggiunge ai 3,437 milioni percepiti per la carica di amministratore delegato del gruppo. Si arriva così alla cifra complessiva di 4,78 milioni di euro. Luca di Montezemolo incasserà 5,2 milioni. Di questi 550 mila euro sono la retribuzione per la presidenza mentre 4,6 milioni comprendono l'emolumento per la presidenza Ferrari e il raggiungimento dei bonus legati agli obiettivi di bilancio di Maranello.
Nelle stesse ore, in Germania, andava in scena uno spettacolo completamente diverso. Daimler, il gruppo che sforna la prestigiosa Mercedes, dopo ben quattordici anni ha preso una decisione storica: per quest'anno niente dividendo agli azionisti. Non solo, per recuperare redditività e produttività, Daimler ha annunciato un piano 'di guerra' per l'anno in corso.
Qui c'è da trarre una lezione tedesca. Senza facili demagogie. Certo, i numeri della Daimler sono ben peggiori di quelli della Fiat. Ma le prospettive di mercato, soprattutto adesso che sono sfumati gli incentivi, restano preoccupanti anche per questo 2010.
Con questi “chiari di luna” e con la cassa integrazione massiccia già annunciata per le prossime settimane, il Lingotto non avrebbe fatto meglio ad auto-imporsi una linea di più sana austerità sabauda, piuttosto che brindare con fiumi di cedole ad una ripresa che non c'è ancora stata?
E, quindi, come al solito, a breve, saremo di nuovo nella condizione iniziale. La morale è e sarà sempre quella: quando la Fiat guadagna, guadagnano i manager; quando la Fiat perde, perdono gli italiani.