
Mai era accaduto prima in Italia. Un poliziotto spara ad un tifoso colpevole di essersi fermato all'Autogrill e lo uccide. Gli ultrà in tutto il Paese reagiscono alla violenza ingiustificata con la violenza ingiustificabile. I magistrati non si sanno spiegare il gesto del poliziotto 'assassino' e fanno arrestare i tifosi con l'aggravante per terrorismo. Il funerale del ragazzo deceduto si trasforma in una manifestazione contro la Polizia. La tensione è alta.
Questi i fatti. Ma la domanda che nessuno sembra osare porre è: che c'entra il calcio con quello che è accaduto? Perché si fermano le partite di pallone se questo episodio è avvenuto in autostrada?
Il poliziotto avrebbe sparato con le braccia tese, da un'area di servizio all'altra con il rischio di colpire un innocente. E così è accaduto. Una follia gratuita.
Nel 2001, a Genova, un carabiniere per difendere la sua vita aveva sparato ad un altro ragazzo. In quella circostanza, il ragazzo stava per colpire a morte lo stesso carabiniere con un estintore. Domenica scorsa il ragazzo ucciso era seduto sul sedile posteriore di un'autovettura.
I due 'omicidi' non hanno nulla a che spartire. Ma la reazione dello Stato e dei 'tifosi' è stata la medesima. Violenza e imbarazzo.
Siamo sicuri che questa strategia 'dell'attacco' sia quella vincente?